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Lino Banfi racconta Luca Medici

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La nostra redazione ha avuto l’onore e il piacere di intervistare Lino Banfi, colonna portante del cinema italiano, che con la sua partecipazione ha dato ulteriore lustro all’ultima pellicola di Luca Medici.

Come ha incontrato Luca Medici e come nasce la collaborazione con “Quo Vado”?
Dunque, io non conoscevo Luca. L’avevo visto a Telenorba anni fa e chiesi subito al patron Montrone, chi fosse. Ero lì per lavoro, perché all’epoca giravo un film a Martina Franca e dissi a Montrone, “ma chi è quel ragazzo”? Ricordo di aver detto subito che era un ragazzo in gamba, che sapeva far bene tutto e soprattutto che aveva dei bei tempi. E poi il discorso finì lì. A distanza di anni poi, ho visto che ha fatto questi film, e alla conferenza stampa di “Sole a Catinelle”, che poi andò bene, tra incassi e critiche,  la signora Paola Comin, ufficio stampa del film di Valsecchi e mio ufficio stampa in quel periodo, confidò a Luca che era anche il mio ufficio stampa e pare che Luca le abbia riferito che ero un maestro per lui e che voleva parlarmi al telefono. E ci parlammo per la prima volta in quell’occasione. Quando ci sentimmo mi chiamò maestro al telefono e io per scherzare gli risposi, “maestro un cavolo… tu fai i soldi”; a modo nostro, io col dialetto di Canosa e lui in capursese. E a parte questo promettemmo di vederci,  scherzammo un po’ e ci facemmo gli auguri a vicenda. Poi, qualche tempo più in là arrivano delle telefonate di Nunziante (io con Valsecchi avevo già lavorato, avevo fatto due fiction per canale 5), e ci vedemmo per spiegarmi la loro idea circa il nuovo film. Fu bello perché Luca passò la serata a fare le mie imitazioni, e mi spiegò che sin da ragazzo faceva le mie imitazioni dei miei film. E mi chiesero il piacere di recitare questa parte. Io sentii che si trattava di una cosa breve, e inizialmente dissi “ma no lascia perdere” per diversi motivi, ma furono talmente carini dicendomi “è un tributo che noi ti dobbiamo, perché tu hai aperto la strada alla pugliesità”. Noi pugliesi, si sa non abbiamo la tradizione drammaturgica, come i napoletani o i siciliani che hanno avuto i grandi De Filippo e i Musco. Furono talmente carini che accettai. Ora, ovvio che il successo è solo loro, io non c’entro niente, però questo cammeo pare sia importante, pare sia piaciuto a molti, pare sia imbroccato bene… il vecchio senatore rottamato… vuoi per la stazza fisica, vuoi per i miei ottanta anni, quest’anno, e tutto questo era giustissimo, quindi avevano ragione Nunziante e Luca. A parte il fatto che io appena ho una scusa possibile per venire in Puglia, vengo di corsa, ovvio, è la mia terra. Anche Capurso, appartiene alla mia zona. E tutto ciò l’ho fatto molto volentieri. Ricordo anche con molto piacere, per parlare della Puglia, le ciliegie di Conversano e i ricci di mare del periodo. Quindi, ho avuto anche il piacere di conoscere meglio loro e le famiglie. Ricordo ancora della bambina di Luca che mi abbracciò subito e senza neanche conoscermi mi chiamò nonno e vedevo in Luca l’occhietto lucido. Questo mi ha reso felice e mi ha permesso di capire ancor di più quanto Luca fosse una persona per bene, oltre ad essere un bravissimo attore. Io poi sono talmente discreto, che con Nunziante mi sento spesso ma non ho il numero di Luca e non glielo chiedo per correttezza. Quando fecero la conferenza stampa, il 28, prima che uscisse il film, io ero in Francia, non potetti andare alla conferenza stampa a Roma, e allora feci un intervento per telefono e allora mi ricordo che dissi sia a Valsecchi, a Luca e a Nunziante, che io ho un numero che mi frulla nella testa in questi giorni, che è il 64, peccato che non possa giocarlo qui alla roulette, perché la roulette arriva fino al 36, però ricordati il 64, sessantaquattro milioni farete. Quindi ho tre, quattro testimoni di questa frase. “Magari”, rispose Valsecchi, che in maniera sorridente mi chiese “che premio vuoi”? “No” dissi, “non voglio soldi, ma semplicemente la possibilità un giorno di girare un film in coppia con Luca”. Magari, nasce l’idea, di un padre e figlio, come fece Sordi con Verdone. Mi farebbe onore e piacere. Quindi adesso vediamo come vanno le cose.

Quo Vado?Il film non l’ho visto ancora, perché se vado al cinema ci vogliono almeno cinque ore per far le foto. Quindi vedrò il tutto appena mi portano il video. Però lo hanno visto tutti i miei, ne parlano tutti quanti, ed è fatto molto bene. Nunziante e Zalone, devono anche ringraziare questo produttore Valsecchi, che si è messo sempre a disposizione spendendo i soldi. Perché se fosse capitato ai miei tempi, quando facevo i film io, di voler andare a girare in Norvegia o al Polo Nord, mi avrebbero proposto di andare al Terminillo. Chi li spende i soldi per andare fin lì? Quindi hanno trovato anche dalla loro un produttore disponibilissimo.

Checco Zalone e Luca Medici… Tra Checco Zalone e Luca Medici, c’è una bella differenza. Il giustiziere della comicità nazionalpopolare, è lui. Finalmente sta giustiziando tutti gli intellettuali, che non hanno mai amato me e il genere che fa lui. Questo è Checco Zalone, quindi preparatissimo anche a combattere le cattiverie dell’intellettualismo o pseudo tale. Invece Luca Medici è un ragazzo in gamba, preparato, culturalmente preparato, ma soprattutto non è tanto la cultura, perché essere avvocato o essere laureato in medicina non c’entra niente con l’educazione e l’altruismo e l’affetto per la famiglia. La dimostrazione viene dal fatto che abita ancora lì in Puglia, non si dà le arie di prendere la villa ai Parioli, o stare in Sardegna. Io sono sicuro, che abbia il mio stesso carattere. Quando tutti gli artisti andavano a Cortina io andavo a Roccaraso, quando tutti andavano in Sardegna io andavo a Bisceglie o a Trani o nelle spiagge che conosco io. Questo sono io e credo lui sia uguale a me. Quindi ammiro molto Luca Medici e ammiro tanto l’allievo che è diventato grande maestro.

Un consiglio a Luca Medici… Il consiglio adesso è di stare calmo, di aspettare. Tramite Matrix, in diretta, ho inviato un messaggio a lui e Nunziante, del tipo, “andate via in vacanza, non state qui che vi assilleranno, facendovi mille domande sul perché fate i soldi e sul quanto dovrà fare nel prossimo film”. Lui non deve pensare a questo. Devono stare tranquilli e pensare ad una grandissima idea, e magari fra un anno possono pensare di uscire con un nuovo film, adesso che ‘il ferro è caldo’ e magari fare un altro capolavoro come questo…

Giuseppe Lonero

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