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La conversione in legge del decreto sull’IMU resuscita la TARSU

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Con il decreto Salva Italia del 2011 il governo dei tecnici, voluto dal Presidente della Repubblica e guidato da Monti, si poneva l’obiettivo di condurre l’Italia fuori dal baratro. Tra le diverse misure fiscali il Decreto introduceva, a decorrere dal 2013, la TARES. Si trattava della nuova imposizione a livello comunale che, sostituendo la TARSU, la tassa sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, avrebbe realizzato un prelievo più equo a carico dei cittadini. Inoltre, introduceva l’imposta sui servizi comunali indivisibili, illuminazione pubblica, polizia municipale, ecc. Purtroppo questa nuova imposizione è stata travolta da una serie incredibile di modifiche tecniche per la individuazione dei criteri da utilizzare al fine di giungere ad una oggettiva determinazione, tanto che a livello normativo si sono registrati diversi interventi che hanno variato i tempi e le modalità della sua entrata in vigore.

L’operatività di questa imposizione richiedeva che i singoli consigli comunali approvassero sia i relativi regolamenti che i piani finanziari, con l’individuazione delle tariffe dovute dai cittadini. Ma ad oggi sono veramente tanti i Comuni che non hanno fatto nulla sull’argomento. Molti si sono limitati solo a deliberare la corresponsione di acconti in attesa dei Regolamenti Tares ma poi nulla di più. Certo, il 31 agosto scorso, con il DL sull’abolizione della prima rata IMU, è stato ulteriormente posticipato al 30 novembre 2013 il termine entro il quale approvare i bilanci di previsione 2013 da parte dei Comuni, che rappresenta anche il termine per l’approvazione dei regolamenti di natura tributaria validi per lo stesso anno. Ma la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 29 ottobre 2013 della legge di conversione del decreto riporta un ” premio alla inefficienza “ per quei comuni che non hanno neanche provato a cimentarsi sull’argomento. Si, perché gli è stata data la possibilità di riesumare, per il 2013, la soppressa TARSU con i sui criteri di determinazione, unitamente a tutte le sue forme di prelievo aggiuntive come l’addizionale ECA pari al 10% della tariffa. Resta comunque applicabile la maggiorazione per i servizi indivisibili di 0,30 euro a mq.  Addio quindi al principio del “chi più inquina più paga” . Di conseguenza un singolo soggetto continuerà a pagare lo stesso importo di un nucleo abitativo composto da più soggetti, anche se la superficie abitativa è la stessa. È facilmente intuibile che 5, 6 o più persone producono più rifiuti di una sola, ma il regime Tarsu non fa questo tipo di distinzione che invece in via innovativa ed equa avrebbe realizzato la Tares. Addio anche alle forme di riduzione Tares che potevano essere concesse guardando alla situazione economica dei contribuenti. Addio perché mi chiedo : quali comuni perderanno il loro tempo a predisporre ed approvare i regolamenti Tares entro il 30 novembre, visto che hanno la possibilità di resuscitare la Tarsu già bella e pronta, e visto che dal 2014 dovranno pensare alla TRISE ? Quei Comuni, magari, si stanno già impegnando ad inviare accertamenti per Tarsu e Ici del 2008 entro il 31 dicembre 2013 per non far cadere in prescrizione quell’annualità. Accertamenti che in tanti casi, però, sono assurdi sul piano della economicità perché contestano cifre più basse dei costi sostenuti per la fase di accertamento, e anche vessatori nei confronti dei cittadini ai quali vengono contestati comportamenti invece giudicati ammissibili da principi di diritto fissati dalla Corte di Cassazione. Una delle idee del federalismo municipale era quella di sottoporre al diretto giudizio dei cittadini l’operato dei Sindaci. Ritengo che quei Sindaci che utilizzeranno la possibilità di riesumare la TARSU dovrebbero ricevere un giudizio negativo dai propri cittadini elettori. E non trova fondamento continuare a lanciare allarmi in merito ad un inasprimento generale della tassazione che c’è con la TARES. Un esempio dell’esatto contrario è quanto avvenuto con il regolamento Tares approvato a Bari dove, rispetto alla Tarsu, ci sono riduzioni anche del 30 % nell’ambito abitativo, mentre delle 30 attività produttive individuate, solo 5 subiscono un inasprimento. Come si comporteranno gli altri Comuni e sopratutto quelli vicini al Capoluogo pugliese per garantire la stessa equità di trattamento ai propri cittadini ? È vero, oggi amministrare un comune non è affatto semplice, ma non ci si può sempre nascondere dietro le restrizioni imposte dal Governo centrale rispetto a proprie inefficienze operative e limitarsi a fornire ai cittadini solo piccoli momenti di distrazione dai problemi seri con feste e sagre di vario genere che poi gravano sempre sulle tasche degli stessi. E i Cittadini assistono impotenti alla emanazione di norme che tendono sempre a ” salvare ” la pubblica amministrazione dalle proprie inefficienze, mentre a loro viene riservata una intransigenza assoluta anche in spregio a principi di diritto a loro favore, con atteggiamenti molto simili a quelli cui il popolo era sottoposto in epoca medievale.

Fonte: Giovanni Puggione – Commercialista

La Redazione

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