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Intervista alla dott.ssa Dina Munno, neo assessore ai servizi sociali

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Riportiamo qui di seguito l’intervista integrale alla Dott.ssa Dina Munno, neo Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Capurso. Una sintesi della stessa è già stata pubblicata sul numero di luglio di Capurso Web Tv Magazine. Buona visione.

La sua presenza qui a Capurso non è una novità. Dal 1996 al 2000 lei è stata Assistente sociale presso il “centro di ascolto per la prevenzione dalle dipendenze patologiche”.

D. M. Si, come ricordava nel ’96 ho vinto questo avviso a tempo determinato. Quindi ho fatto questa esperienza che ricordo  positivamente per due motivi: uno, per la rete che ero riuscita a creare. Avevo tanti volontari dell’Associazione “Rinascere” che collaboravano con me. Quindi è stata un’esperienza positiva. E’ stato il momento in cui ho conosciuto Beppe De Natale, Mario Costantini e Vito Mazzarano, presidente dell’associazione che mi ha dato molto in termini di rapporti umani. E poi un’esperienza positiva perché abbiamo messo su una rete per l’affido familiare, coinvolgendo tutte le associazioni del territorio, abbiamo fatto iniziative nelle scuole, attivato uno sportello per adolescenti che non c’era e ho fatto in modo che gli utenti del centro fossero “attori” della loro vita. […] Siamo riusciti a creare relazioni positive non solo con i volontari ma soprattutto con gli utenti del servizio.

Lei è stata definita da molti, la persona giusta al posto giusto: un assistente sociale assessore ai servizi sociali.

D. M. (ndr. Sorridendo) Beh, non so se sono al posto giusto, però mi caratterizza il coraggio. Mi piacciono le sfide, sono una persona fortemente motivata, responsabile e attenta all’altro. Certo, sono due ruoli diversi che stanno bene insieme. La mia esperienza professionale come assistente sociale e come sociologo sanitario, mi porta a stare continuamente con le persone e a raccogliere i loro bisogni. E in questo momento come assessore dovrei fare sintesi rispetto a quella che è l’analisi del bisogno e cercare di trovare delle soluzioni per dare delle risposte appropriate.[…] Non è più semplice amministrare e chi ha, come nel mio caso, competenze nel settore specifico si muove con maggiore facilità.

Cosa significa essere un assistente sociale e ricoprire questo incarico?

D. M. Noi come operatori del sociale ci troviamo sempre a metà in questa situazione in cui da una parte raccogliamo le istanze che ci arrivano dai cittadini, dalle persone. Dall’altra parte dobbiamo fare in modo che queste istanze arrivino agli amministratori che devono fare delle scelte politiche. Non è sempre semplice stare al centro perché spesso molti cittadini trasferiscono su di noi quella che è l’aggressività, la non capacità di saper gestire i problemi e dall’altra parte abbiamo amministratori spesso sordi ad alcune problematiche. Io ho percorso i tre livelli: sono un operatore del sociale, sono stata un coordinatore socio sanitario all’interno del distretto di Gioia del Colle e mi sono ritrovata, e questa è la seconda volta, a svolgere un ruolo amministrativo (ndr. la dott.ssa Munno è stata Assessore ai servizi sociali del Comune di Sammichele di Bari) però come cittadino sono anche utente nel momento in cui mi rivolgo ai servizi per qualsiasi motivo. La cosa positiva è questa: fare sintesi rispetto a quello che è un percorso di vita di ognuno di noi, come cittadino, come professionista e come amministratore. Io dico che dobbiamo prestare molta attenzione alle persone. C’è bisogno di ascolto e c’è bisogno di stare all’interno di questo percorso di cambiamento che le persone mettono in atto, soprattutto oggi con la crisi economica e la disperazione di molti. E’ importante questa attenzione al cittadino, all’utente. Attenzione ai bisogni ma anche fare in modo che ci sia un livello altro che non è più quello dell’assistenzialismo puro ma portare il cittadino ad essere responsabile della sua vita. Dall’altra parte c’è il discorso legato ai dipendenti, a quelli che oggi sono le Assistenti sociali dell’ufficio, agli amministrativi e al responsabile. Io vorrei, mi piacerebbe creare, una forte sinergia tra i tre livelli: quello politico-istituzionale-amministrativo, quello gestionale e quello operativo. Che significa? Vorrei anche, farmi carico di quelle che sono le pressioni, le tensioni e lo stress di chi si prende cura, quindi delle assistenti sociali che vivono un forte disagio soprattutto legato al fatto di non poter dare sempre risposte. I problemi che oggi arrivano sono problemi di disoccupazione, di separazione, di famiglie fragili e non sempre abbiamo risposte. La gente viene qui e chiede questo. Certo non abbiamo la bacchetta magica ma dobbiamo imparare a stare con le persone e insieme cercare delle soluzioni.

Cosa si può fare, secondo lei, per migliorare sempre più il settore dei servizi sociali?

Io dico che le risorse adesso ci sono. Capurso ha due assistenti sociali, abbiamo un assistente sociale che fa attività di Segretariato Sociale e P.U.A. (ndr. porta unica di accesso), abbiamo il servizio per la tutela dei minori, abbiamo una bella equipe, un bel gruppo. Poi abbiamo tutti gli operatori che si occupano di politiche sociali, che sono gli operatori delle cooperative e associazioni che stanno gestendo in questa maniera le azioni del Piano di Zona. La mia idea è che, probabilmente, dobbiamo fermarci un attimo e cominciare a far chiarezza su chi fa che cosa e questo è un primo livello. […] L’altro è quello di creare sinergia tra le associazioni del territorio perché da soli non ce la potremmo mai fare. Mi piacerebbe attivare percorsi, per esempio, di affido dei minori rivolte non solo a famiglie ma anche a giovani che sono interessati a dedicare parte del proprio tempo per stare accanto a un minore che ha un disagio. Partire da un fulcro forte che è quello del servizio sociale professionale ma creare intorno una serie di risorse formate, guidate e sensibilizzate che comincino a prendersi carico della comunità.[…] E’ fondamentale, in questo momento il lavoro con la comunità.

Federica Valentini

© Riproduzione riservata

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