L’atmosfera nella Sala Botticelli dell’Hotel ’90 è ottima: la giusta quantità di posti a sedere , l’accompagnamento minimalista di chitarra e clarinetto (il violoncellista Enrico Melozzi ha avuto problemi con il volo) e la graffiante, profonda voce di Sarah Jane Morris esaltata da una buona acustica. La cantante di Southampton introduce ogni brano parlando di se, ci racconta del suo divorzio, delle difficoltà nel crescere in una famiglia numerosa, dell’amore rincontrato a cinquant’anni per un uomo che sposerà a breve.
Ma c’è spazio anche per temi più forti , la Morris, che è stata un’attivista per lungo tempo, ad esempio nell’era Thatcher era schierata a fianco dei minatori inglesi, parla di omofobia e ci racconta di un’attivista gay ucciso al quale ha dedicato una canzone eseguita in chiusura del concerto. Una serata davvero coinvolgente, che ha accontentato tutti i palati con un repertorio condito da sfumature blues, jazz e di musica leggera.
Valeria Davoli
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