Un’incantevole striscia di 2 chilometri e mezzo che attraversa vigne e uliveti unendo Valenzano a Capurso, con al centro il piccolo gioiello nascosto della chiesetta medievale di Ognissanti di Cuti: da sabato 20 giugno questa strada di periferia sarà chiusa al traffico e diventerà un percorso ciclopedonale.
L’operazione è stata realizzata a costo zero grazie a un progetto che ha visto l’impegno congiunto delle due amministrazioni comunali.
Il protocollo tra i Comuni di Capurso e Valenzano che sancisce questa nuova destinazione di via Ognissanti è stato sottoscritto questa mattina sabato 20 giugno 2020 alle ore 11.00 nel corso di una breve conferenza stampa proprio nel piccolo piazzale davanti alla chiesa.
Il sindaco di Capurso Francesco Crudele e il sindaco di Valenzano Giampaolo Romanazzi con le delegazioni delle due Amministrazioni hanno raggiunto il luogo della sottoscrizione in bicicletta.
“Raggiungiamo un obiettivo importante e impensabile anche solo qualche tempo fa – ha detto il Sindaco Romanazzi – grazie a una precisa volontà politica, una sintonia importante tra le due amministrazioni e una sensibilità comune con il collega di Capurso. Si tratta di un’operazione dal grande valore ambientale e culturale, ma non solo: libera dalle macchine, immersa in un bellissimo paesaggio agricolo, sicura e senza smog, ma soprattutto a cinque minuti da Bari la “nuova” via Ognissanti ha tutte le carte in regola per diventare il paradiso dei runner e percorso preferito per ciclisti e cicloamatori.”
“Questo protocollo – ha detto il sindaco Crudele – scrive una storia tanto bella quanto per molti versi incredibile. Ci vuole un briciolo di follia infatti per immaginare che una strada periferica di collegamento possa trasformarsi in attrattore culturale e turistico. La chiesa di Ognissanti di Cuti è un monumento di grande valore storico, eppure non ancora abbastanza conosciuto; per la nostra comunità, storicamente attenta al turismo religioso, può rappresentare un importante valore aggiunto in un triangolo con la Basilica della Madonna del Pozzo e la Cappella del Pozzo.
Tengo a sottolineare la non comune sinergia tra due Amministrazioni comunali impegnate nella realizzazione di un’opera pubblica a costo zero, completamente sostenibile e attenta non solo all’ambiente, ma anche e soprattutto alla salute dei cittadini delle due comunità.
Ora che abbiamo la bicicletta non vediamo l’ora di pedalare.”
La chiesa di Ognissanti di Cuti è un esempio di architettura romanica pugliese tra le più significative con una caratteristica rarissima: la copertura costituita da tre cupole in asse, realizzate in pietra calcarea, anziché dalle più ricorrenti capriate in legno.
Fondato verso la metà dell’XI secolo dal monaco Eustazio, che ne fu poi l’abate, il monastero benedettino di Ognissanti di Cuti nella campagna tra Valenzano e Capurso (Bari), è stato tra i possedimenti della Basilica di S. Nicola.
Nel 1737 il monastero fu smantellato per permettere la costruzione del Santuario della Madonna del Pozzo a Capurso.
Sintesi di romanico pugliese con reminiscenze bizantine, la chiesa di Ognissanti è un piccolo capolavoro nel suo genere; molto suggestiva anche per le piccole dimensioni (mt 18,45 x 12,65).
Si tratta di un edificio a cupole in asse, i cui migliori esemplari in Puglia sono S. Benedetto di Conversano, S. Corrado di Molfetta e S. Francesco a Trani. La facciata principale tradisce l’origine dell’XI secolo. Sia la fascia che corre lungo il portone centrale che l’ornamentazione dei rosoni è caratterizzata da un filare di grani di rosario, che richiama il portale di S. Marco dei Veneziani a Bari. Sempre sulla facciata si possono ammirare i resti del porticato a tre fornici (integro è però solo quello a destra, coperto a botte). Le pareti di pietra calcarea sono squadrate e levigate. La parte posteriore, come ogni chiesa dell’epoca bizantina è costituita dalle tre absidi. Caratteristica è anche la tettoia, specie se vista da una certa distanza. In corrispondenza delle cupole e degli spioventi delle navate si ergono esternamente tre piramidi a base quadrata.
Redazione