Navigare nel mare del web ti fa scoprire notizie il cui contenuto non può fare a meno di destare curiosità. È quello che mi è successo leggendo una analisi comparativa in materia di tassa rifiuti effettuata dal Comune di Cassano dove viene messa in risalto, da parte degli amministratori, la loro capacità nell’aver realizzato, restando con la Tarsu, la minore tassazione nell’ambito della provincia di Bari. Una comparazione così ben confezionata, da risultare indiscutibilmente positivo l’operato dell’amministrazione. Di questi tempi poi, leggere di una Amministrazione Comunale che non chiede ai propri cittadini aumenti di tasse o imposte vertiginosi, è sempre un dato piacevole. E questo ai tanti potrebbe già bastare. Ma coloro che fanno analisi più approfondite, potrebbero avere la necessità di capire come mai i cittadini del comune confinante subiscono una minore o maggiore tassazione. Proprio per questo non mi sono limitato a leggere l’analisi e, trovata e letta la delibera del Consiglio Comunale, ho fatto queste considerazioni che metto a disposizione di chi avrà la pazienza di leggerle.
La prima è quella che mi porta a ritenere che il raffronto fatto dal Comune di Cassano non è proponibile e non trova fondamento, perché mette a confronto sistemi di determinazione tariffaria completamente diversi tra i comuni rimasti in Tarsu, come Cassano, e comuni passati alla Tares. È come se mettessimo a confronto un vino bianco con uno rosso.
Seconda considerazione.
Proprio leggendo la delibera del Consiglio Comunale, emerge che i cittadini sin dall’anno 2012 hanno quasi completamente coperto il costo del servizio rifiuti. L’eventuale passaggio al regime Tares, con un costo del servizio non diverso da quello dell’anno precedente, in media non avrebbe determinato aumenti, tranne quelli dovuti ai diversi criteri di determinazione delle tariffe più penalizzanti per i nuclei abitativi più numerosi e per le attività a maggiore produzione di rifiuti urbani e meno per le altre situazioni.
Terza considerazione.
La delibera di approvazione delle tariffe 2013, più alte rispetto al 2012, fa emergere un aspetto che non sembra sia condivisibile rispetto alla legge che ha consentito di restare con il regime TARSU anche per il 2013. Secondo la previsione normativa, infatti, i cittadini non avrebbero dovuto subire alcun aumento, in quanto il Comune avrebbe dovuto reperire ciò che mancava per giungere alla copertura integrale del costo del servizio, attraverso la propria fiscalità generale. A tale proposito faccio notare che una delle principali cause dell’aumento della Tares deriva proprio dal fatto che diversi Comuni, con la Tarsu, applicavano una tassazione più bassa rispetto ai costi del servizio rifiuti sostenuti, facendo pagare la differenza attraverso la propria fiscalità generale (Ici/Imu, addizionale Irpef comunale, trasferimenti erariali). Quindi i cittadini, anche se indirettamente, pagavano comunque il costo totale del servizio pur non trovandolo addebitato sulla propria bolletta rifiuti.
Quarta considerazione.
Anche a Cassano si attribuisce la colpa degli aumenti per la maggiorazione dei 0,30 euro a mq allo Stato. Osservo, però, che la maggiorazione per i servizi indivisibili nasce come forma impositiva da realizzare a livello comunale. Nel 2013 si prevedeva che questa generasse un gettito di un miliardo di euro che il Governo centrale avrebbe ridotto dai trasferimenti previsti per lo stesso anno. Le varie problematiche dovute alla entrata a regime della Tares hanno determinato che questa maggiorazione dovesse essere incassata a fine anno. Per evitare che i comuni subissero ritardi nel reperire le risorse finanziarie necessarie alla propria gestione, il governo ha deciso di aumentare della stessa misura l’importo dei suoi trasferimenti che, quindi, i Comuni hanno già incassato. Il versamento della maggiorazione, a mio parere erroneamente definita Statale, in realtà è soltanto una restituzione della anticipazione incassata dai comuni.
Ultima considerazione.
È vero, dalla lettura dei giornali emergono notizie circa le proteste dei cittadini di quei comuni che sono passati alla Tares. Alcune di queste enfatizzano problematiche davvero minimali, altre traggono spunto da elementi che non hanno grande attinenza con l’aumento delle tariffe, altre evidenziano che ai Consigli Comunali, addirittura, hanno fatto approvato dei piani finanziari e tariffe fatti solo dalle società di gestione del servizio. Come Cassano anche altri comuni non passati alla Tares, vedi Capurso, cercano, invece, di fornire ai propri cittadini la bontà del loro operato per non aver determinato ” in maniera diretta ” l’aumento delle tariffe, trascurando però di non aver realizzato una loro diversa ed equa determinazione in base al criterio di chi più inquina più paga. In realtà il loro merito è frutto della possibilità concessagli dal Governo centrale solo a fine ottobre e solo per l’anno 2013. Il problema, quindi, è tutto rinviato al 2014 quando questi Comuni virtuosi dovranno preparare il conto Tasi e Tari. Mai come in questo caso sembra appropriata la citazione del presidente degli Stati Uniti d’America, Abraham Lincoln, che diceva : ” ….si può sempre ingannare qualcuno, molti talvolta, ma non sempre tutti…..”
Giovanni Puggione – Commercialista