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Elogio alla virtù ? Che siano i cittadini a farlo!

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Riceviamo e pubblichiamo una mail a firma del Dott. Giovanni Puggione. Ne diamo pubblicazione integrale.

La piena realizzazione del federalismo fiscale, come conseguenza della riforma Bassanini del titolo V della Costituzione, decentrando la gestione delle risorse a livello locale, avrebbe determinato un controllo da parte dei cittadini sull’operato dei sindaci per giungere al loro elogio o bocciatura politico amministrativa. L’emergenza finanziaria nazionale anabolizzata, ha visto l’introduzione anticipata dell’Imu con il decreto Salva Italia per scelta del governo dei ragionieri, ed ha arrestato nei fatti questa realizzazione. Sull’Imu, nata per sostituire l’Ici e l’irpef sugli immobili non locati, il Governo con la sua introduzione anticipata, sperimentale, transitoria e in maniera difforme all’originaria previsione, con norme confuse ed affrettate, ha in più di una occasione causato un vero black out operativo dimostrando di perdere il bandolo della matassa e realizzando un forte carico fiscale sui cittadini, con disposizioni ai limiti della incostituzionalità. Queste osservazioni critiche le ho esposte in un articolo pubblicato dal Quotidiano di Bari il 21 aprile 2012. In altro luogo ho espresso ulteriori osservazioni critiche rispetto all’aumento dell’aliquota base dell’addizionale regionale che, sempre il governo dei ragionieri, con effetto retroattivo e in spregio ai divieti previsti dallo Statuto del Contribuente, ha portato dallo 0,9 all’1,23% a decorrere dal 2011. Il governo locale capursese ha aumentato la misura dell’aliquota base Imu dal 7,6 al 9 per mille, restando insensibile a qualsiasi forma di agevolazione, nei confronti delle diverse tipologie o situazioni dei contribuenti. Ciò nonostante, dalle pagine del periodico di informazione della stessa Amministrazione, Comunicare, emerge un quadro di elogio che, dal raffronto con gli altri comuni, definisce Capurso tra quelli più virtuosi in terra di Bari dove,  in materia di tasse, i cittadini pagano meno. Certamente un organo di informazione di parte non può che esaltare l’operato dell’Amministrazione locale, bello o brutto che sia. Avete mai visto una Pubblica Amministrazione criticare se stessa ? Ma a leggerlo torna in mente il ritornello di quella canzone che fa : “ogni scarafone è bello a mamma sua”. Ritornelli a parte, su questo quadro di virtuosità consegnato ai cittadini ritengo opportuno esprimere qualche critica pur riconoscendo che in altri settori l’Amministrazione capursese merita elogi. Ma su quello delle imposte e tasse le cose stanno diversamente. Ancora una volta si tenta di negare l’evidenza di ciò che è stato realmente fatto e di quello che, in meglio, si sarebbe potuto fare. Si cerca di distogliere l’attenzione dei cittadini su come si pagano le imposte a Capurso facendo il confronto con gli altri Comuni e affermando che rispetto a questi, qui si paga meno nonostante il taglio di risorse di 1,5 milioni di euro. Sfugge un piccolo particolare. Il cittadino capursese le imposte le deve pagare a Capurso e non nell’altro comune dove teoricamente si pagherebbe di più. Ma visto che l’Amministrazione vuole esaltare il proprio operato rispetto a quello degli altri, facciamo per bene il confronto. Partiamo dall’abitazione principale. La tabella di raffronto va corretta perché riporta in maniera errata le aliquote di tre comuni, in particolare quella di Santeramo in Colle dove è prevista l’aliquota del 2 per mille, la più bassa in assoluto. Fatta questa correzione si rileva che In terra di Bari 5 comuni hanno ridotto l’aliquota base sotto il 4 per mille, undici l’hanno elevata e  gli atri 25 l’hanno lasciata invariata rispetto a quanto già previsto dalla legge. Capurso appartiene al gruppo dei 25.  Ma mentre alcuni dei 25 hanno previsto ulteriori deduzioni, Capurso non lo ha fatto. Non solo. Alcuni comuni si sono preoccupati  del problema dei centri storici, ma a Capurso non si è fatto alcun riferimento. Di cosa sto parlando ? Cercherò di spiegarlo in termini molto semplici. Accade che nei centri storici alcune abitazioni utilizzate dai proprietari come principali, siano composte da più unità immobiliari distintamente accatastate. In questo modo gli ambienti utilizzati come cucina, camera da letto, salone o altro, anziché essere accatastate in maniera unitaria, come in un normalissimo altro appartamento, sono invece accatastate in tre o più distinte unità immobiliari. In base alla normativa Imu solo una può essere considerata abitazione principale e beneficiare dell’aliquota ridotta, le altre ( la camera da letto ad esempio) devono essere considerate altra abitazione e pagare con un’aliquota più alta. Passiamo alle altre abitazioni.ì Anche qui è necessario correggere il dato riportato nella tabella pubblicata per ben quattro comuni. Capurso risulta tra i pochi che hanno elevato l’aliquota base portandola dal 7,6 al 9 per mille senza prevedere alcuna eccezione. Si è vero, ci sono comuni che l’hanno aumentata al 10,60 per mille, ma ben 20 comuni su 41 hanno un’aliquota più bassa di quella prevista da Capurso. Non è tutto. A Capurso a fronte dell’aumento non c’e nessuna eccezione o riduzione per casi particolari. In altri comuni l’aliquota deliberata viene ridotta, anche cospicuamente, nei casi di immobili dati in locazione generica o specifica per uso prima abitazione. Ci sono riduzioni per gli immobili di natura commerciale o artigianale posseduti dagli stessi titolari dell’attività. Ci sono riduzioni per le aree edificabili e per gli immobili posseduti dalle imprese costruttrici che non riescono a venderli. Ci sono le riduzioni per gli immobili intestati alle cooperative edilizie ed utilizzati da soci assegnatari come prima abitazione. Ricordo che su questo tipo di immobili non è prevista la quota a beneficio dello Stato per cui, essendo il gettito tutto a favore del comune, sarebbe stato opportuno prevedere agevolazioni. Bene, di tutte queste riduzioni a Capurso non c’è traccia, se non nel caso di abitazioni concesse in comodato gratuito ad un parente. Ma, a ben vedere,  la riduzione dello 0,5 per mille è più di facciata che di sostanza. Se ipotizziamo, infatti, una rendita catastale di 700 euro, il risparmio è di circa 60 euro. Non è una gran cifra, ma andrebbe comunque bene, se non fosse che per goderne il proprietario deve registrare il contratto di comodato e tale adempimento, pur escludendo l’intervento di un professionista, costa circa 200 euro di imposte. Come ? Per risparmiare 60 euro bisogna spenderne 200 ? Si proprio così, è questa l’agevolazione che tanto viene decantata. Passando ai terreni agricoli condotti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli, ci sono comuni che hanno disposto una aliquota ridotta. Per i terreni edificabili invece alcuni prevedono delle differenziazioni di aliquota in base alla diversa posizione urbanistica. Capurso, per queste ultime due situazioni, non prevede nulla di agevolativo. Beh e allora se questo è il confronto dov’è la virtuosità di Capurso ? Sembrerebbe sia dovuta al fatto che a Capurso non si paghi l’addizionale IRPEF. L’addizionale, eccetto Noicattaro, Modugno e Capurso, era già prevista nel 2011 in tutti gli altri comuni quindi non è un fenomeno da attribuire alle problematiche insorte nel 2012. In extremis Noicattaro è riuscito ad introdurla per il 2012. Modugno, invece, per un problema di pubblicazione della delibera potrà farlo nel 2013, quindi non può farsi un immediato raffronto atteso che, così come in tutti gli altri, teoricamente potrebbe anche abolirla. Ma anche se non lo facesse a Modugno è prevista una soglia di esenzione così alta, 36 mila euro, che consente a circa 15.000 contribuenti su 16.669 di non pagarla. La mia idea (vedi il mio intervento a pagina 12  su Capurso Web Magazine di Dicembre) di istituire l’addizionale anche a Capurso, destinata a generare risorse interamente del comune senza riserve per lo Stato, non è mai stata nel senso di abbinarla all’Imu, bensì di farlo in alternativa agli aumenti dell’Imu se non addirittura prevederne delle riduzioni o agevolazioni, al fine di realizzare una minore pressione fiscale complessiva sui cittadini capursesi. Questo sarebbe stato davvero un elemento non solo di virtuosità ma anche di capacità amministrativa e contabile, frutto di una approfondita analisi di dati ufficiali messi a disposizione del Dipartimento delle Finanze e quindi da fonte certa. Noto con soddisfazione, invece, la correzione circa i reali soggetti colpiti dall’addizionale che, diversamente da quanto affermato in precedenti occasioni dalla stessa Amministrazione, sono tutti i contribuenti, siano essi lavoratori dipendenti o autonomi. Sulla questione del taglio di 1,5 milioni di euro di risorse provenienti dal governo centrale osservo che il dato numerico è messo li, in maniera molto generica, senza fornirne alcuna composizione. Chiarezza e trasparenza esigono che affermazioni di tal genere siano meglio specificate anche perché da dati acquisiti dal sito del Ministero dell’Interno le cifre sono ben diverse. Dai dati aggiornati al 21 dicembre 2012 i tagli effettivi sarebbero circa 514.000 euro a cui potremmo aggiungere altri 292.493 dovuti all’abolizione dell’IRPEF sugli immobili non locati cui dovrebbe corrispondere un pari aumento di introiti per Imu. La somma è di circa 806.000 euro. Ci sono poi 362.802 euro che rappresentano la riduzione dovuta ai maggiori introiti IMU quindi una taglio solo nominale, teorico che in termini di risorse reali non ha rilevanza. Ma anche se considerassimo tale importo, e sarebbe comunque un errore, la somma salirebbe a 1.169.000 euro circa.  A cosa si riferiscono gli altri 330.700 euro  ? Sul discorso Tarsu osservo semplicemente che nel giro di tre anni, l’aumento che i cittadini hanno subito è stato del 50%. Ma su questo argomento bisognerebbe aprire una lunga riflessione, anche per capire i limiti della legittimità della stessa tariffa, visto che in comuni importanti come quello di Taranto il contenzioso scaturito vede soccombere l’Amministrazione Comunale. Affido questa mia analisi ai cittadini capursesi affinché siano loro, e soltanto loro, ad  esprimere il loro elogio. Al di là di qualsiasi velleità politica,  come professionista e cultore della materia, ho sentito il dovere, anche in questo caso, di evidenziare ai cittadini la reale situazione che riguarda l’argomento fiscale, fuori dai classici luoghi comuni dietro i quali tutte le pubbliche amministrazioni tentano di nascondersi per giustificare questa o quell’altra imposta, necessaria a coprire spese che neanche si pensa di ridurre.

Dott. Giovanni Puggione

Commercialista

La Redazione

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