La Poesia è generalmente definita l’arte di esprimere e rappresentare fatti, immagini, sentimenti, con le parole , poste in un certo ordine, secondo una logica rigorosa , oppure totalmente libere, prive di uno schema predefinito. Io credo che la Poesia sia più come la musica, deve essere interpretabile, deve stimolare sensazioni, emozioni, ricordi, attraverso le parole, e per questo proprio come la musica, non ha confini, è nell’aria, è dentro di noi, è intorno a noi.
Parlerò all’aria e comprenderò il suo silenzio, opera prima di Pasquale di Fronzo, si rivela sin dalle sue prime pagine un viaggio alla ricerca dell’essenziale: l’aria è il punto di partenza dell’immaginazione poetica, l’aria che diventa nelle sua liriche “triste, morbida, complice”, è il microcosmo dove si manifestano “sogni”, “suoni”, “desideri”, “speranze” e, il tentativo di comprenderne il silenzio, espresso provocatoriamente in prima persona, altro non è che la volontà di comprensione dell’origine dell’ispirazione e un voler dar voce al fluire dei fatti naturali. Attraverso le immagini materiali, infatti, come gli alberi, le foglie, i tramonti, l’autore ci fa percepire la voce dell’infinito; forzando le apparenze fa emergere dimensioni nascoste, che solo l’atto poetico riesce a sviscerare riuscendo a coinvolgere appieno il lettore, che è chiamato a condividere l’esperienza dell’infinito, cercandolo nella propria anima. Come una piccola fiammella impertinente, i versi entrano volteggiando nel nostro animo, e proprio nel punto pensato da chi li ha scritti, lo incendiano.
Valeria Davoli
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